Napolitano a Strasburgo

Fondamenta profonde, politiche deboli

"La costruzione europea ha fondamenta così profonde che nulla può farci tornare indietro". Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Parlamento di Strasburgo ha svolto una riflessione molto seria sullo stato dell’Unione europea e sul percorso svolto. Quali che siano le difficoltà incontrate in questi ultimi anni, conforta vedere un grande Paese dell’est, come l’Ucraina, con decine di migliaia di persone in piazza lottare per l’integrazione all’Ue. Ciò significa che le istituzioni e l’economia europea vengano percepite come un punto di riferimento di democrazia e di progresso da parte di nazioni che dopo la caduta dell’Unione sovietica sono ancora alla ricerca di un migliore equilibrio politico, sociale, finanziario. Quando Napolitano dice che "occorre la vista lunga sul futuro", bisogna tener conto anche delle aspettative che ci sono nei riguardi dell’Ue da parte degli stati dell’est come di quelli dell’ovest. Tutti questi Stati confidano che l’integrazione europea continui, si rafforzi dimostrando di saper superare le sue crisi. Una frantumazione del processo unitario, come è pure si è temuto potesse avvenire sulla Grecia, viene considerata inevitabilmente una fonte di squilibrio mondiale pericolosissimo da evitare nella maniera più assoluta. Lo scriviamo a monito di tutti quei soggetti antieuropeisti che pure sono prolificati negli ultimi anni anche in Italia. Giorgio Napolitano ha poi detto, nel corso del suo intervento, che la politica di austerità perseguita dall’Unione europea, "è superata". Affermazione quanto meno problematica considerando che sia la Commissione, che il governo tedesco, non sembrano assolutamente orientati a cambiare la rotta di politica economica seguita finora. La ragione è semplice: temono che Paesi, come l’Italia, ad esempio, ma anche la Spagna, oltre che la Grecia, o il Portogallo, detengano debiti tali da compromettere il bilancio dell’Unione. E’ vero che la politica di rigore in una fase di depressione, rallenta ulteriormente la crescita, al punto di trasformare la recessione in deflazione, aumentando i picchi di disoccupazione, che sono già al di sopra di quelli di guardia. La questione è come poter allentare i vincoli di bilancio in presenza di spese incontrollate ed incontrollabili da parte di alcuni Stati membri. Gli Stati Uniti d’America possono permettere di pompare denaro nell’economia nonostante il debito, perché contano su materie prime fondamentali, a cominciare dal settore energetico. L’Europa difetta di materie prime, l’Italia non dispone nemmeno del nucleare. Servirebbe almeno un’amministrazione oculata e non quella che abbiamo in quasi tutte le nostre regioni travolte dagli scandali per aver sperperato il denaro pubblico. Per poter chiedere di concludere l’austerity, dovremmo poter dimostrare di aver avviato il risanamento. Basta guardare al buco dell’Inps, 4,5 miliardi, e capiamo di essere ancora molto lontani da un simile obiettivo.